Mastoplastica additiva protesi

Protesi mammarie in silicone

Le protesi mammarie per l'intervento di mastoplastica additiva

Senza voler entrare nel merito della storia delle protesi mammarie che sicuramente al navigatore medio non interessa, essendo questi interessato soprattutto a questioni pratiche se intenzionato a valutare la scelta migliore (internet serve soprattutto a questo quando si cercano informazioni su un determinato prodotto) analizziamo nell'attualità ciò che offre il mercato e l'eventuale indicazione dell'una o dell'altra tra le varie protesi mammarie disponibili.

Il silicone

Una prima informativa è sul tipo di gel di silicone utilizzato come riempimento delle protesi mammarie.
Il silicone che è un polimero dell'associazione di molecole di ossigeno e di silicio può a seconda del grado di polimerizzazione assumere diversi stati fisici: olio, gel, solido. Per quanto riguarda il gel questo, sempre a seconda del grado di polimerizzazione può essere particolarmente fluido o particolarmente denso (coesivo).

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Ci sono voluti decenni per  capire che il silicone maggiormente coesivo è quello che presenta meno complicazioni, e tutte le protesi mammarie attuali sono appunto riempite con gel coesivo.

Come si è acquisto che il gel coesivo era migliore per l'utilizzo nelle protesi mammarie?

Dobbiamo fare un passo indietro e tornare alla comparsa sul mercato delle protesi anatomiche o a goccia o biodimensionali.
Questo tipo di protesi mammarie era stato ideato per la ricostruzione mammaria dopo mastectomia. Nelle povere mastectomizzate l'emitorace piatto in quanto deprivato del corpo mammario e spesso anche del muscolo gran pettorale, mal si addiceva a ricevere, dal punto di vista estetico, le classiche protesi rotonde in quanto contrastanti con l'emitorace sano ove, trattandosi di soggetti over quaranta la mammella è tipicamente rilassata e svuotata al polo superiore.

L'idea era quindi di realizzare nella ricostruzione la forma di un seno più simile a quello controlaterale creando dei modelli  schiacciati appunto al polo superiore. Per ottenere una adeguata memoria di forma (perché questi nuovi modelli mantenessero la forma schiacciata) si studiò un particolare gel di silicone ad elevata coesività.
All'inizio quindi le protesi mammarie di tipo anatomico vennero impiegate esclusivamente per la ricostruzione mammaria e solo successivamente invasero il campo dell'estetica comune. E questo accadde in quanto si prese coscienza che la complicazione più frequente dell'impianto protesico (la contrattura capsulare peri protesica) con questo tipo di protesi aveva una incidenza particolarmente bassa.

Il passo nell'individuazione della ragione fu breve, differenziandosi tali protesi mammarie (di tipo anatomico) per la coesività del silicone.
Fu così che il concetto di naturalezza del risultato della ricostruzione con queste protesi venne trasferito (indebitamente) anche alla comune mastoplastica additiva a scopo cosmetico eseguita con l'utilizzo di tali protesi.

Altra ragione a far decantare il miglior risultato in termini di naturalezza con  l'utilizzo di queste protesi era la "relativa" naturalezza di un risultato non complicato da una contrattura capsulare (che rende il seno una palla dura).
Fu così che le protesi anatomiche soppiantarono quelle rotonde al canto della loro maggior naturalezza nel risultato finale, anche se, ad essere precisi è vero l'opposto:

un seno naturalmente bello è pieno ai poli superiori e non piatto!

Infatti le donne col seno svuotato ai poli superiori vanno dal chirurgo estetico per farseli riempire.
Da un paio d'anni lo stesso tipo di gel particolarmente coesivo delle protesi mammarie di tipo anatomico è entrato anche nelle protesi mammarie rotonde, per cui le anatomiche nel loro utilizzo nell'estetica comune hanno subito un crollo considerevole.
Oggi chi utilizza le protesi anatomiche nell'estetica comune riteniamo sia o un ignorante o che sia sponsorizzato (le ditte ci guadagnano di più vendendo le protesi mammarie di tipo anatomico!),

Ma ci sono altre ragioni in base alle quali le protesi di tipo anatomico secondo noi debbono essere considerate quantomeno di seconda scelta.
Le protesi anatomiche infatti esistono solo a superficie rugosa, anzi particolarmente rugosa per ridurre il rischio di rotazione che in questo tipo di protesi mammarie verrebbe a costituire un dismorfia.

La superficie rugosa comporta due ordini di problematiche: assumendo particolare coesività con i tessuti circostanti, aumentano il rischio di wrinkling come spiegato nelle altre sezioni.
In secondo luogo da uno studio multicentrico condotto a livello internazionale si è evinto che le protesi a superficie rugosa comportano un rischio aumentato di un particolare tipo di tumore (linfoma anaplastico a grandi cellule, ALCL) mai reperito in costanza di un impianto con protesi a superficie liscia (e quindi rotonde).

Il rischio è molto basso, basti pensare che a tutt'oggi sono stati individuati circa 200 linfomi a livello mondiale in soggetti  portatrici di protesi mammarie.
Però è giusto saperlo.