Domande frequenti

Fino a qualche anno fa si era consapevoli che le protesi mammarie utilizzate per la mastoplastica additiva avevano una durata di una decina d'anni (10/15 anni).
E così si diceva ai pazienti e così si scriveva nei consensi informati dedicati alla mastoplastica additiva.
Il fatto era che consumandosi l'involucro di rivestimento del contenuto in silicone delle protesi, silicone che era particolarmente fluido, questo si spandeva nei tessuti circostanti generando, data la sua qualità, reazioni infiammatorie croniche.
In buona sostanza le caratteristiche delle protesi mammarie della vecchia generazione che imponevano prudenza nel lasciarle in situ per più di una quindicina d'anni al massimo, le protesi mammarie erano, la qualità del silicone di sui erano riempite e la particolare sottigliezza del rivestimento protesico.
Cosa è cambiato?
Oggi il rivestimento è pluristrato e il contenuto è in gel particolarmente coesivo, per cui non abbiamo le preoccupazioni del passato. Ciò nonostante non possiamo garantire che le protesi attuali non debbano essere mai sostituite.

Si, nel caso di una ricostruzione mammaria dopo mastectomia per rendere più simile il seno ricostruito a quello controlaterale generalmente svuotato ai poli superiori data l'età media dei soggetti candidati alla ricostruzione (over quaranta).
Non è detto che sia così nei soggetti normali che presentando un seno svuotato ai poli superiori lo vogliono riempire e in tal senso è un non-senso utilizzare le protesi anatomiche che per definizione sono schiacciate superiormente proprio dove dovrebbero dare un riempimento. La maggior naturalezza quindi che si "spende" per le protesi anatomiche nei media, versus le sorelle rotonde è indebitamente mutuata da altri contesti.

Si, tenendo in considerazione che il trasgender presenta un torace più o meno piatto (a seconda della terapia ormonale alla quale normalmente si sottopone), che generalmente chiede volumi di protesi particolarmente importanti, possono qui trovare indicazione le protesi anatomiche, d'obbligo la posizione retro muscolare secondo la tecnica del dual plane.

Senza dubbio quelle a superficie liscia attuali di ultimissima generazione (nulla a che fare con le protesi a superficie liscia del passato, abbandonate e sostituite con le sorelle a superficie rugosa) in quanto presentano meno il rischio di wrinkling che le protesi a superficie rugosa presentano più facilmente in quanto si aggrappano particolarmente ai tessuti trasferendo in superficie e quindi rendendo visibili le ondine che si formano sul loro involucro (essendo costrette nella tasca protesica da una contrattura fisiologica di primo grado).
Per questo motivo, salvo casi eccezionali consigliamo sempre protesi rotonde (disponibili anche a superficie liscia) mentre le anatomiche esistono solo a superficie rugosa per limitare il rischio di rotazione che penalizza questo tipo di protesi.

Si, è molto semplice correggere l'introflessione dei capezzoli contestualmente all'intervento di mastoplastica additiva.

Pochissimo e solo nei primi tempi (cicatrici ancora fresche), in quanto bel nascoste nella piega mammaria.

Dipende dalle proporzioni del nuovo seno in termini di taglia col resto del corpo. Se delle giuste proporzioni non sarà riconoscibile

No, in forza di una legge del 2012 non basta il consenso di entrambi i genitori, bisogna proprio essere maggiorenni.
Come in tutte le procedure di chirirgia estetuca i risultati possono essere perfettibili. La revisione dell'intervento (ritocco) si definisce mastoplastica secondaria.
In linea teorica si,è possibile ma è molto difficile, per questo le ditte più importanti offrono una garanzia a vita per difetti di fabbricazione

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