Protesi mammarie news
pubblicato il 31 gennaio 2017 15.30
Nuove opportunità ci vengono dalla ricerca biomedica per quanto riguarda le protesi mammarie.
Sappiamo che la mastoplastica additiva ha conquistato il campo della chirurgia estetica attestandosi come primo intervento di chirurgia estetica in assoluto, richiesto da pazienti di sesso femminile.
La domanda è di taglie sempre più grandi anche a fronte di strutture toraciche piuttosto esili. La terza misura coppa C o coppa D è la taglia più gettonata, ma spesso il desiderio vola verso la quarta misura.
Per il chirurgo spesso diventa un problema, in quanto una protesi di volume eccessivo per un determinato torace, può causare alcuni problemi difficilmente risolvibili. Il wrinkling in primis, cioè la comparsa di piegoline sulla superficie del seno, palpabili al tatto ma anche visibili. Il problema sorge soprattutto in soggetti particolarmente magri in virtù della stretta coesione che la superficie testurizzata delle protesi (le protesi testurizzate sono quelle utilizzate in più del novanta per cento dei casi) contrae, realizzando un effetto tipo velcron, con i tessuti di copertura. In pratica accade che la lieve costrizione che la protesi, che di per sé è molto morbida, subisce nella tasca protesica, genera delle pieghe che la particolare coesione con i tessuti di contatto sulla superficie testurizzata trasferisce in superficie rendendole evidenti. La superficie liscia delle protesi di ultimissima generazione ( quelle a superficie liscia di tanti anni fa non hanno nulla a che vedere con le ultimissime protesi lisce, per struttura dell'involucro protesico che è multistrato e composito, e per qualità del silicone di cui sono riempite, che è ad elevata coesivitá e quindi in grado di limitare il fenomeno del bleeding che soprattutto era responsabile della contrattura capsulare periprotesica che rese le liscie superate dalle successive protesi testurizzate che sembrava potessero limitare il fenomeno della contrattura in virtù della testurizzazione che costituiva un notevole aumento di superficie in grado di tamponare la contrattura stessa ) non comporta questo genere di rischio essendo in grado di scivolare sotto i tessuti di copertura e quindi di rendersi indipendente dagli stessi.
Un altro motivo per cui suggerisco l'utilizzo delle protesi a superficie liscia discende dai dati raccolti da uno studio multicentrico internazionale che ha dimostrato come la superficie testurizzata sia responsabile nelle donne protesizzate di un aumento sensibile di incidenza di un raro tipo di linfoma, il cosiddetto linfoma anaplastico a grandi cellule (ALCL) i cui sintomi sarebbero un sieroma tardivo, che compare cioè dopo sei mesi dall'impianto e che comporterebbe l'indicazione all'espianto protesico, a radioterapia, chemioterapia ecc. Tranqui, l'incidenza è veramente bassa, si parla del due% dei linfomi non Hodgkin e di circa duecento casi in tutto il globo. Ma tant'è e personalmente questo rischio non lo correrei e comunque mi sento in dovere di informare le mie pazienti. Il dato saliente è che in nessun caso c'è stata la coesistenza del linfoma con protesi a superficie liscia. Potrebbe essere che la superficie rugosa, testurizzata, generi una infiammazione cronica da sfregamento che dai e dai farebbe "sballare" il sistema immunitario con la conseguente deviazione tumorale.
Altra news in tema di mastoplastica additiva è la disponibilità da pochi mesi di protesi in parte riempite ad aria. Sì avete capito bene, ad aria. Si tratterebbe di protesi strutturate con vacuoli d'aria, bolle d'aria, immerse nel contesto del silicone. Il vantaggio? Pesano il 30 % in meno delle altre a parità di volume e questo può essere molto importante per soggetti magri e con tessuti