La tecnica del dual plane
pubblicato il 27 novembre 2016 10.59
Da qualche anno i pazienti candidati alla mastoplastica additiva ti chiedono se pratichi la tecnica dual plane.
Quasi tutti, è incredibile. Questa è la forza della rete e delle parole, fortunate.
E sotto un simbolo, qualsiasi, il mondo dei navigatori si sente protetto, legittimato, sicuro, come se un invisibile capo branco provvedesse alla realtà ontologica del singolo, parte di una invisibile comunità quale contrappeso concreto di una realtà virtuale.
Nella pratica della mastoplastica additiva, dual plane è in genere evocativo di posizionamento delle protesi mammarie in sede retro muscolare.
Ma non basta, ci deve essere di più.
Vediamo di fare chiarezza.
Il piano muscolare sotto il quale vanno posizionate le protesi mammarie in alternativa alla sede retroghiandolare, copre l'area pettorale grossomodo secondo una superficie triangolare che ha come apice la spalla, come lato mediale il margine sternale, come lato laterale, il pilastro anteriore dell'ascella e come limite/lato inferiore, l'estensione del pilastro ascellare fino all'apice inferiore dello sterno, poco al di sopra del solco inframammario. Quindi l'area al di sotto delle areole e sino al solco inframammario non è coperta dal muscolo gran pettorale ma solo dalla sua fascia e dalle terminazioni dei muscoli retti dell'addome.
Dal punto di vista anatomico in ogni caso il posizionamento delle protesi mammarie in sede retro muscolare configura in minima parte una sorta di dual plane, da sempre, da prima che venisse coniata questa fortunata espressione.
Nel caso in cui, inoltre, la protesi mammaria abbia un volume considerevole, lo sviluppo del piano muscolare sulla superficie curva della protesi, ne limita ulteriormente il limite di copertura da parte del piano muscolare, come un lenzuolo che lascia scoperte le spalle.
Detto ciò la tecnica dual plane propriamente detta consiste nel lasciare "a terra" una parte più o meno estesa di muscolo pettorale, separandone la parte superiore (più o meno estesa, infatti esistono vari livelli di dual plane) per destinarla a ricoprire la sommità del polo superiore della protesi mammaria.
Lo scopo di questa parzializzazione dell'utilizzo del muscolo gran pettorale è di consentire alla parte lasciata volutamente scoperta dal piano muscolare della protesi mammaria (il polo inferiore) di proiettarsi al massimo senza la costrizione del sovrastante muscolo gran pettorale.
E questo può avere un equivalente estetico specie con l'utilizzo delle protesi anatomiche che hanno la massima proiezione a livello del polo inferiore.
Mentre la copertura della protesi a livello superiore consente di evitare uno stacco netto tra il piano toracico e l'inizio della curvatura della protesi.
A questo livello l'adozione della tecnica del dual plane è importante specie con l'utilizzo delle protesi rotonde che tendono a "staccare" in modo particolarmente netto dal piano di appoggio e che al contrario con la tecnica del dual plane sorgono dolcemente dal piano toracico.